Melania
Mazzucco e' la migliore scrittrice italiana che io conosca. E'
un'autrice con le palle, che scrive con la ferocia di Edward Bunker e la
profondità cruda di McCarthy. Che sia chiaro: dietro lo stile
elegantissimo, l'architettura magistrale, l'orecchio perfetto per ogni
voce e l'accuratezza dei particolari, c'e' una bestia feroce che spinge
al massimo fin dentro al punto piu' intimo della nostra essenza di
esseri umani. La verita' nei suoi romanzi assume contorni vivissimi e
una forza brutale.
No bullshit. Niente cazzate. Niente opinioni. Solo vita. Realta'. Umanita' nudissima e crudissima.
Il suo "Vita" e' splendido, ma e' "La lunga attesa dell'angelo" che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta, non credevo che lo si potesse scrivere, un libro cosi' vivo.
A questo punto, non
la leggo piu' tanto per gli argomenti che tratta o per le storie che
racconta: tanto piu' che non mi interessa leggere di una coppia
omosessuale che adotta un bambino (tema del suo ultimo romanzo). Tutto lascia pensare che si sia finalmente lasciata andare alla tentazione di saltare nel dibattito politico, del dire la propria, in un'Italia divisa fra difensori ad oltranza della famiglia (a destra) e relativisti per cui tu il tuo sesso te lo scegli, non ci sei nato (a sinistra). Ma so
gia' che il libro lo leggero' lo stesso, perche' ormai ho il bisogno
fisico di leggere quella voce cosi' potente e brutale. Non se ne trovano
tante nel panorama letterario internazionale. E poi ho l'impressione - e spero - che abbia scelto quel tema perche' era alla ricerca di nuovi orizzonti narrativi da esplorare, e non perche' voleva un argomento politico per il quale schierarsi.
Cerco di
spiegarmi: mentre uno scrittore mediamente bravo riesce ad immergere il
lettore nei pensieri profondi e nello spirito di un personaggio, e
lascia al lettore una certa liberta', o una sensazione di comodita'
nell'immaginare un personaggio e farlo proprio, la Mazzucco senza che tu te ne accorga ti da' uno
schiaffo, ti dice "sveglia!", ti prende per i capelli e ti trascina
dentro al personaggio, e quando ti sembra di toccare il fondo, ti porta a
scavare ancora piu' in profondita', a sentire fisicamente il corpo del
personaggio, le ascelle, i peli, il sesso, le funzioni
biologiche. Fino a quando l'individualita' costruita nel romanzo diventa
quasi piu' vibrante e palpabile delle persone che ti stanno accanto,
dei tuoi familiari.
In altre parole, questa non è una lettura di evasione, e neppure un libro di denuncia o di quelli che fanno inorridire per cercare di mandare un messaggio. No, in Limbo il lettore si sente preso in causa, coinvolto nel profondo, proprio come dovrebbe essere quando parliamo di vera e propria Letteratura.
Ecco, in una parola: profondità. Una qualità di un romanzo che non si può misurare scientificamente. Tanto che qualcuno legge Baricco e si azzarda a dire che è "profondo". Ah! Bella questa. Il vanaglorioso re dei superficiali. Be', lasciamo stare. Ecco, Melania Mazzucco è il contrario di Baricco: è un'autrice profonda. Qualsiasi argomento ci presenti.
Questo e' un romanzo su una donna italiana
che si arruola nell'esercito, combatte in Afghanistan come maresciallo, viene ferita e
vive la sua riabilitazione a Ladispoli come in un limbo, ne' viva ne'
morta. Qui conosce un uomo che e' in una specie di limbo anche lui, se
pur molto diverso. E' chiaro che le maniere di scrivere un romanzo cosi'
e farlo risultare un orribile, illeggibile mattone sono infinite. Anzi,
diciamo pure che la trama non promette bene, quando la leggi riassunta
cosi'.
Ma a differenza di un "romanzo qualunque", qui il
linguaggio e la forma narrativa diventano strumenti non usati per
abbellire la realta' o per renderla piu' piacevole, simpatica, o
tollerabile. Sono, al contrario, strumenti che l'autrice usa per acuire i
sensi del lettore e stimolarlo a vedere la realta' con occhi piu'
aperti, a gettare fasci di luce abbagliante su angoli della vita che
sono in ombra o che noi stessi manteniamo nell'ombra per paura di
guardare cosa c'e' li'.
Credo non ci sia niente di meglio, o di
piu' utile, che la letteratura possa fare. Essere uno schiaffo.
Svegliare il lettore, anche se solo per un'ora o due.
Ecco cosa
intendo quando dico "feroce" e "brutale": la Mazzucco scrive con i
controcoglioni, non ha paura di niente. Non c'e' abbellimento, non c'e'
trucco, ombretto o fard. C'e', pero', l'attenzione costante alla poesia
delle cose vere - e del linguaggio (altrimenti ti guarderesti un
documentario o ti leggeresti un reportage).
Esempi: "la grana
scettica della voce". "Le onde continuano a brucare la sabbia". Oppure
la descrizione di un'alba nascente, vista dal fondo di una gola in
Afghanistan: "C'era odore di cordite e fumo. Il sole disegnava una
chiazza gialla sul dente più alto della montagna. La luce camminava
veloce sulle rocce, l'ombra regrediva".
E' chiaro che, in mano
ad una scrittrice di questo spessore, qualsiasi narrazione diventa un
corollario a quello che e' il vero cuore pulsante del romanzo. Certo, e'
molto interessante leggere di una donna soldato in Afghanistan, ma non
e' la storia la cosa piu' importante.
E' la voce. La personalita'
dell'autrice. E' questo, credo, che Alberto Asor Rosa intende dire
quando dice che "i libri di Melania Mazzucco sono la vita stessa". Non
e' un'iperbole azzardata. E' vero: non sono storie, non sono romanzetti,
e' una voce che ti entra nel midollo, e che ti fa fare i conti con te
stesso.
Ho letto la recensione di Asor Rosa su Repubblica, e un
commento che lui fa è che "il giudizio storico-politico corre dietro la
facciata compatta del libro, possiamo indovinarlo". Non sono affatto
d'accordo. Anzi, parte della forza del romanzo è proprio l'assenza
totale di giudizio da parte del romanzo stesso, mentre i giudizi vengono
dati dai vari personaggi. Su questo punto, quindi, non sono d'accordo
con Asor Rosa (detto anche Onip Pino).
Credo fermamente nella
legge di Sturgeon, per cui "il 90% di tutto e' merda", soprattutto
quando applicata al mondo dell'editoria moderna. E quindi mi dispiace un
po' che questi romanzi cosi' meravigliosi e importanti rischino di
confondersi, sugli scaffali di una libreria, con tutta la merda che si
stampa e si vende di questi tempi.
E scusate per il mio, di linguaggio, ma spero di essere riuscito a comunicare la mia passione per questa scrittrice
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